L’acuirsi delle tensioni sull’euro fa crollare le Borse. Francoforte la peggiore, seguita da Piazza Affari, che ora teme il verdetto negativo delle agenzie di rating. E Draghi bacchetta Tremonti: «Gli interventi della Bce sono solo temporanei»
Dopo i ribassi di venerdì, ieri si è chiusa un’altra seduta da dimenticare per le Borse europee. A creare tensioni, sullo sfondo, sempre la crisi del debito sovrano, legata a doppio filo con quella dell’euro, e, in particolare, le voci di un possibile imminente downgrade del debito italiano da parte delle agenzie di rating. Questa volta, in una giornata in cui è mancato il faro di Wall Street, chiusa per il Labour Day, ad archiviare la giornata con la performance peggiore è stata la Germania, con il Dax in discesa del 5,28% a 5.246,11 punti. Secondo alcuni, il forte calo sarebbe stato favorito anche dalla recente sconfitta della Cdu del cancelliere Angela Merkel alle elezioni di Mecklenburg-Western Pomerania. Piazza Affari ha seguito a ruota il listino tedesco, chiudendo con il Ftse Mib in arretramento del 4,83% a 14.333 punti. In forte ribasso anche l’All Share, che ha lasciato il 4,73% mandando in fumo capitalizzazione per 16,3 miliardi.
Negli ultimi giorni, complice un report di Société Générale, sono tornate a circolare le voci di un possibile prossimo declassamento del debito italiano da parte di Moody’s e Standard & Poor’s. Le due agenzie internazionali, del resto, avevano messo il proprio giudizio sotto osservazione per un downgrade negli ultimi mesi e a questo punto i tempi dovrebbero essere maturi per un verdetto definitivo. Che, per l’appunto, considerati i numerosi punti di domanda che aleggiano sull’economia, potrebbe essere negativo. Così, ieri, Moody’s, che aveva aperto un esame a metà dello scorso giugno, ha ribadito che il rating sovrano dell’Italia «è attualmente Aa2 ed è sotto osservazione per un declassamento». Senza contare, poi, l’effetto negativo che, soprattutto sul listino milanese, hanno esercitato i timori legati alle revisioni della Manovra di Ferragosto. Proprio ieri, il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha disdetto all’ultimo momento un impegno per una riunione che si è tenuta in serata con tutti i suoi tecnici. Un mix di fattori, quello che ha pesato ieri sul Belpaese, che ha fatto sì che il differenziale tra Btp e Bund tedesco raggiungesse nuovamente livelli record.
Non sono serviti, quindi, a calmare le acque gli acquisti di titoli di Stato, proseguiti anche ieri, da parte della Banca centrale europea (Bce). Anche perché, ha ribadito il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, si tratta di provvedimento temporanei. Il presidente in pectore della Bce ha spiegato che «la bacchetta magica non esiste ma, accanto al risanamento dei conti pubblici, è prioritario sostenere la crescita economica, soprattutto nei paesi più deboli. I paesi membri dell’Eurozona – ha puntualizzato Draghi – non devono dare per scontato il programma di acquisto dei titoli di Stato, compresi quelli italiani, deciso dalla Bce nelle scorse settimane». Draghi ha poi sottolineato l’importanza dell’operato dell’Eurotower che, nell’ambito della crisi che ha travolto i mercati quest’estate, ha fatto «la sua parte fino in fondo». Anche l’attuale presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, ieri ha lanciato un nuovo allarme sulla necessità che vengano risanati i bilanci degli Stati a rischio, sollecitando interventi centralizzati da parte dell’Unione europea.
Tornando alle Borse, debole, ieri, anche Parigi, con il Cac40 in discesa del 4,73%, mentre a Londra il Ftse100 è sceso del 3,58% a 5.102,58 punti. Insomma, un contesto generale che resta critico per tutta Europa, gettando ombre sulla stessa sopravvivenza della moneta unica. A riguardo, proprio ieri, il cancelliere tedesco Merkel ha escluso la possibilità che un paese possa uscire dalla zona dell’euro, dichiarando che un tale evento potrebbe causare un effetto domino.